lunedì 26 gennaio 2009

Come convivere con uno sport sconosciuto - 4

E poi giunge il momento in cui siamo noi a dover attaccare ed allora scende in campo la squadra avversaria per difendersi. Sì, sempre il solito discorso di prima: ora sono loro in nove e stavolta, a turno, c’è uno solo dei nostri figli sul piatto con la clava in mano.
E allora ti rifai di coraggio e pensi: ora gli rifiliamo cinque punti.
E invece no.
Come no?
No. Semplicemente no. A te pare facile scendere in campo da solo contro nove? Provaci.
Quello che gli avversari riescono a fare con semplicità, a noi pare insormontabile. Soprattutto se appena pronto il primo battitore della Nuova Roma Baseball, il lanciatore avversario ti rifila tre strike consecutivi, facendo strike out ed il nostro battitore si ritira scornato.
Fuori uno. Ne devono fare fuori tre per cambiare il turno.
Sì, ma ne abbiamo altri due.
E allora sotto a chi tocca: il secondo battitore. Stavolta ce la fa, raggiunge sicuramente la prima base…
E invece no.
La palla carambola, rimbalza sulla mazza e schizza come un missile sul naso del nostro battitore.
Sangue.
In un attimo vedi il cucciolo che macchia di sangue la divisa, il genitore che quasi sviene, il pronto soccorso che porta subito il ghiaccio e tampona la ferita. Niente panico: il naso non è rotto. Va tutto bene.
Tutto bene?
Provate a dirlo ai cuccioli che devono scendere in campo ed affrontare il killer che sta sul monte pronto a lanciare un’altra staffilata. Sono terrorizzati.
Onestamente: voi cosa fareste?
Vi risponde una che è finita al pronto soccorso per una di quelle micidiali palle che le è giunta in pieno stomaco. Sì, proprio così.
Il bello è stato al pronto soccorso. Ricordate la faccia di parenti ed amici quando ho menzionato il baseball? Orbene, quando il chirurgo mi ha visto, mi ha giustamente chiesto cosa fosse accaduto. Ed io, dolorante, piegata in due dal dolore, senza fiato per la botta ricevuta, bianca come una mozzarella, gli ho risposto candidamente, esanime:
-Una palla da baseball in pieno stomaco.-
-Una palla da baseball? E come è fatta?-
Ora, provate ad immaginarvi chinati in due dal dolore, il fiato che non c’è e lui, il chirurgo con tanto di laurea in medicina, pronto ad aprire in due una persona senza farla morire, che vuole che gli spieghi com’è fatta una palla da baseball!
Ma benedetto Iddio, oltre alle facce attonite di amici e parenti, mi toccava pure il chirurgo che non aveva idea di come fosse una palla da baseball!
Lì, in quei momenti in cui intravedi un barlume che potrebbe essere un angelo del paradiso che ti viene a prendere, torni a ripeterti: non era meglio il calcio? Una pallonata non ha mai spedito nessuno al pronto soccorso e nessun chirurgo al mondo ti avrebbe chiesto com’è fatto un pallone.
E sia. Per i nostri cuccioli questo ed altro. Tanto altro.
Come quando si avvicina il campionato.
Chi segue il calcio, sa che il campionato inizia a fine estate e termina in primavera, abbracciando l’intero autunno e tutto l’inverno. Pertanto, quando vai allo stadio sai come vestirti e soprattutto ti copri bene quando si è sotto zero.
Il baseball inizia il campionato ad aprile, per terminarlo a settembre, alle due di pomeriggio.
Sì, avete letto bene: quando il caldo è mite, ossia 40° all’ombra, tu stai lì e boccheggi. E, se per una malaugurata sorte soffri di ipotensione, inizi a credere che prima o poi ci lasci le penne e ti senti morire lentamente. E strofini gli occhi per vedere questi cuccioli che sgambettano, grondanti sudore come fontane, soprattutto il ricevitore, bardato come un cavaliere medievale per evitare brutte e traumatiche collisioni con la palla.
E per tutto il pomeriggio stai lì, ad arrostire come un gambero, perché le partite durano nove inning.
Sapete quanto dura un inning? Ne avete la più pallida idea? Allora vi basti sapere che le partite degli adulti durano quattro ore e passa.



E tu stai lì, ad arrostire. E torni a ripeterti per l’ennesima volta; ma non era meglio il calcio? E ti volti ed invidi i genitori di quei bambini che hanno deciso di praticare lo sport nazionale, dove tutti sanno di cosa parli, tutti conoscono le regole, tutti sanno fatti e misfatti di ogni singolo giocatore ed a nessun chirurgo al mondo verrebbe in mente di chiederti com’è fatto un pallone.
Non sarebbe stato tutto più semplice?
Prova a spiegare cos’è il dogout, cos’è lo scorer (io l’ho fatto!), prova solo a dire baseball e la gente ti guarda come se avessi appena bestemmiato in inglese.



Poi arriva il giorno della trasferta.
Tu che non vivi a Roma, sai cosa vuol dire il rientro la domenica sera? No? Ok, proverò a spiegare.
Adunque, oltre l’alzataccia ed il viaggio in macchina che ti porta in un mondo sconosciuto, che non ti sarebbe mai venuto in mente di visitare perché ne ignoravi perfino l’esistenza, ti ritrovi a vedere non meno di tre partite. Perché? Presto detto: si giunge al campo sconosciuto dopo aver litigato con il navigatore, ti sorbisci la prima partita che stanno giocando le due squadre del luogo mentre la Nuova Roma Baseball si riscalda; quindi giochiamo noi. Dopodichè si pranza, quindi nuovamente in campo per subire l’ennesima sconfitta.
E intanto, come per magia, rispunta fuori la mitica radiolina che si tiene incollata all’orecchio e provi, attraverso le urla dei genitori più scatenati, a sentire cosa fa la Roma e ti esalti od imprechi a seconda dell’azione che ti spiega lo speaker e tutti i genitori lì vicini pensano che ti stai esaltando per la partita di baseball. Magari la Roma quella domenica perde pure e tu ti arrabbi, ma devi far finta di nulla perché magari vince la Nuova Roma Baseball!
Però i nostri cuccioli si sono divertiti ed è questo che conta. Infine si rimonta in macchina, abbrutiti da una domenica trascorsa interamente fuori casa, fermi nello stesso posto a grondare sudore e non vedi l’ora di farti la doccia e metterti a letto.
E invece no.
Invece te ne stai incolonnato in mezzo a tutti coloro che hanno deciso di fare il famoso pic nic fuori porta e smadonni perché per fare cento chilometri ci impieghi tre ore! Fai prima a piedi, credimi.
Allora inizi a pensare che forse è il caso di cambiare casa, di andarsene via da Roma, di mollare tutto e trovare un ambiente più a misura d’uomo.
Ma poi ti ritrovi davanti il Colosseo, S. Pietro, i Fori Imperiali, l’Altare della Patria e ti si stringe lo stomaco e ti convinci che non potresti mai lasciare la città eterna.



Ci siete ancora? Proviamo a ricapitolare?
Ad ogni inning le due squadre scendono in campo, una volta in attacco, una volta in difesa ed il cambio squadra si fa quando vengono eliminati tre battitori della squadra che sta in attacco. E’ quindi, il battitore, o batter, che fa i punti e che, al momento della corsa diventa corridore o runner. Può venire bloccato in una delle tre basi dalla difesa e può essere eliminato anche se si trova in terza base, basta che uno dei giocatori in difesa lo tocchi con la palla mentre sta con i piedi fuori della base.
Bene. E’ tutto qui. O quasi.
In realtà sarebbe solo l’inizio, ma già vedo che iniziate a sbadigliare e quindi ritengo più saggio sorvolare.

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