mercoledì 28 gennaio 2009

Come convivere con uno sport sconosciuto - 5

Arriva il giorno in cui vostro figlio vi chiede un guantone tutto suo, che non sia quello che passa la Nuova Roma Baseball ed allora uscite di casa baldanzosi e vi recate al negozio di sport sotto casa.
La vetrina è stupenda: tutta giallorossa. E voi lì a rifarvi gli occhi, fissando incantati le magliette con sopra un enorme numero 10, le sciarpe, i calzini, le tute, gli accappatoi, i biberon ed i bavaglini… Sì, perché un romanista si vede da quando apre per la prima volta gli occhi sul mondo.
Poco più in là la vetrina diventa biancoceleste…
A quel punto sei tentato di fare dietrofront, ma poi pensi al tuo cucciolo che vuole il guantone e con un sospiro entri nel negozio.
C’è di tutto, perfino la tenda da campeggio e la mazza per fare hockey sul ghiaccio. Con un negozio così fornito, ti pare che non trovi un guantone?
Non lo trovi.
Anzi, la commessa non sa neppure di cosa parli. Proprio come parenti ed amici ed il chirurgo di cui sopra.
Provi a spiegare di cosa si tratta e lei continua a fissarti come se fossi un alieno appena sbarcato sulla Terra.
A quel punto ti rivolgi all’allenatore e lui ti spiega che a Roma esiste un solo negozio che vende articoli da baseball. E tu ci vai. E trovi di tutto, persino i portachiavi con un minuscolo guantone che agguanta una palla. Ottimo. Siamo nel luogo giusto.
Ma c’è un ma. I prezzi sono alle stelle e tu, se vuoi continuare a sfamare il tuo cucciolo, devi rinunciare al guantone.
Cosa fare?
Nettuno.
Orbene, questa ridente cittadina sul litorale tirrenico, meta di romani che vanno in villeggiatura e di sporadici turisti in visita a S. Maria Goretti, ti accoglie con un cartello dove campeggia la scritta BENVENUTI A NETTUNO, CITTA’ DEL BASEBALL.
Caspita! E’ proprio così. In un paese di mille anime (se ci arriva), esistono decine di campi di baseball, più lo stadio comunale dove gioca la serie A del baseball. In pratica, a Nettuno i bambini, anziché nascere con il pallone, nascono già con la mazza.
Un momento…
Ma Bruno Conti…
Eh, già, Bruno Conti, il grande. Proprio lui, che è nato a Nettuno e che da piccolo ha giocato a baseball prima di diventare uno dei più famosi giocatori della Roma. Il mitico Conti, che segue la primavera della Roma, che ha fatto emergere i vari Aquilani, De Rossi, Ferrari, Rosi, Okaka Chuka… e tu ricominci a sognare e ritorni indietro nel tempo, al 1983, quando la tua squadra ha vinto il secondo scudetto e tu, che andavi a fare gli esami di maturità, vedevi la città ricoperta di giallo e rosso…
Gesù benedetto, ma sono passati così tanti anni?
Ok, sorvoliamo anche qui.
Adunque, anche a Nettuno scopri che i prezzi sono astronomici. Allora che fare? C’è zio Marco.
Zio Marco?
Già, il mio fratellino che ha deciso di fare l’assistente di volo e spesso si trova a New York, capitale degli Yankees e dei Mets. E scatta la domanda:
-Quando capiti nella grande mela, mi riporti un guantone per Axel?-
-Che guantone?-
Ovvio. Pure lui rientra tra la schiera dei parenti di cui sopra. E allora ti metti a spiegare con santa pazienza e lui, quando si trova dall’altro capo del mondo, ti manda un messaggio, chiedendo:
-La commessa mi domanda se il guantone è per fare il ricevitore.-
E tu rispondi di no. E che non è neppure un guantone da prima base (perché ci sono grosse differenze a seconda dei ruoli), ma un normale guantone.
-Ma è destro o sinistro?-
E tu lì ti chiedi: ma che zio sei se non sai neppure se tuo nipote è destro o mancino? Ovvio che il guantone è sinistro, visto che Axel è destro.
-E che misura deve essere?-
A quel punto, a forza di messaggi, il guantone ti è già costato come quello di Nettuno.
Però il guantone arriva, ad un prezzo esiguo ed il migliore che esiste. E noi tutti contenti. Vedi? Riesci a vedere quanto siamo contenti?



Contenti?
Provate ad immaginare il periodo più caldo dell’anno, quando il Sahara è più fresco dell’asfalto di Roma, quando al posto del Colosseo intravedi il miraggio di una palma a ridosso di una pozza d’acqua, quando la metropolitana porta direttamente i passeggeri al pronto soccorso prima che svengano a migliaia, prova a sentirti contento quando tuo figlio se ne esce dicendo:
-Voglio andare al Camp di Rimini.-
Ora, raggiungere Rimini da Roma è come provare a fare la Parigi Dakar in un solo giorno. La temperatura è quella, circa 40° all’ombra, la strada è la E 45. E solo chi non l’ha mai fatta non può capire l’avventura. 400 chilometri ad andare, 400 a tornare, tutti in un giorno, per portare il cucciolo al camp del baseball che si tiene ogni benedetto anno.
Pertanto, ennesima alzataccia per poter arrivare all’ora stabilita, fare la trafila con i responsabili, accertarti che il cucciolo starà in buona compagnia, quindi rimontare in macchina e rientrare a Roma che è ormai notte. E ripeti il tutto, con somma gioia e magno gaudio, a distanza di una settimana, con la sola differenza che, al secondo rientro, tuo figlio puzza peggio di un gregge di pecore.
Ma non si è lavato?
Lavare? Che verbo è?
Ci ha provato, ma è assai più facile e sbrigativo svenire sul letto la sera anziché farsi la doccia e dormire sotto il getto d’acqua.
Ragazzi moderni.



Cosa posso dirvi se non che noi, romani amanti della Roma, abbiamo imparato ad amare anche il baseball e ad apprezzare lo sport per quello che è?
Avete mai fatto la scampagnata del primo maggio insieme ai genitori della squadra avversaria, ridendo e mangiando tutti insieme, anche se durante la partita ci guardavamo in cagnesco? E, dopo aver bevuto e mangiato la fava con il pecorino, mettersi a giocare al pallone ragazzi contro genitori? Sono belle esperienze, ve lo posso assicurare.
Pertanto, se un giorno vostro figlio/a vi dovesse dire:
-Mamma, papà, voglio giocare a baseball.- non prendetevela a male, ma accontentatelo.
L’importante, è che continui ad indossare una maglia ocra ed amaranto!

LO TROVI SU LULU.COM/CONTENT/1451202

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